Se dovessi riassumere la Grande Quaresima con una sola parola, sceglierei una parola slava difficilmente traducibile in italiano: podvig.
Il podvig è agonismo, è sforzo, è lotta per per la Salvezza. E’ un’impresa eroica umanissima ma allo stesso tempo ai limiti dell’umano. E’ certamente ascesi ma non è destinato solamente ai monaci: tutti i battezzati sono chiamati al proprio podvig,
Podvig, ricorda san Teofane il recluso, riassume il senso dell’intera vita cristiana che è sforzo e tensione verso la Theosis (divinizzazione).
Podvig è l’indole dell’uomo che nonostante le cicatrici del peccato lotta senza posa contro le passioni, contro tutto ciò che lo tiene lontano dal Cielo.
Podvig è lo sforzo evangelico di entrare per la porta stretta o quello di caricarsi della propria croce per seguire il Salvatore.
Podvig è un fare qualcosa in più. E quale tempo migliore della Quaresima per il nostro podvig? La preghiera, il digiuno e l’elemosina sono strumenti e sostegno del podvig, giammai il fine.
Podvig non è uno sforzo fine a se stesso ma una lotta per conseguire la più grande vittoria: la Salvezza, la nostra “cristificazione”.
Se questo è podvig si comprende perché i greci all’inizio della Quaresima si augurano καλό αγώνα cioè buon lotta.